Donatella Colasanti e Rosaria Lopez sono le due giovani vittime del massacro del Circeo, una storia vera da incubo e senza precedenti. La seconda è morta quella notte del 1975, la prima si è salvata ma ha portato i segni dell’orrore nel cuore e nella mente fino alla morte.
Chi era Donatella Colasanti e cosa le è successo? Ecco tutto quello che sappiamo su una delle due vittime del massacro del Circeo, unica sopravvissuta all’orrore messo in atto da tre giovani della Roma bene nella notte tra il 29 e il 30 settembre 1975. Due ragazze torturate per ore, violentate e brutalmente picchiate da Angelo Izzo, Gianni Guido e Andrea Ghira, quest’ultimo rimasto latitante e sfuggito per sempre alla giustizia, infine trovate per caso dentro il bagagliaio dell’auto che gli assassini avevano lasciato in un parcheggio della Capitale per consumare un pasto in un locale dopo la mattanza.
Donatella Colasanti: la biografia
Il massacro del Circeo è una delle pagine più atroci e sconvolgenti della cronaca nazionale e non solo, tra i delitti più efferati che siano mai stati commessi su scala internazionale e ancora oggi capace di alimentare l’incubo del male assoluto mascherato da normalità e ricchezza.
Donatella Colasanti fu l’unica sopravvissuta, salva solo perché si finse morta nel bagagliaio della macchina di uno degli aguzzini dopo essere stata stuprata e torturata per ore insieme all’amica Rosaria Lopez, trovata cadavere accanto a lei dopo aver subito terribili violenze.
Nata nel 1958, Donatella Colasanti è morta nel 2005, all’età di 47 anni, dopo essere stata colpita da un tumore.
Donatella Colasanti sopravvissuta al massacro del Circeo, storia e processo
Donatella Colasanti e Rosaria Lopez avevano 17 e 19 anni quando, la notte tra il 29 e il 30 settembre 1975, furono attirate con l’inganno a Villa Moresca, immobile di proprietà della famiglia di Andrea Ghira, uno dei killer, situata sul promontorio di San Felice Circeo. Il pretesto era una festa con alcuni amici.
Dopo un primo approccio rifiutato dalle giovani, Donatella Colasanti furono tenute prigioniere e brutalmente picchiate, seviziate, violentate per 36 ore dai tre giovani della borghesia romana che poi, credendole entrambe morte, le avrebbero caricate nel portabagagli dell’auto per andare a cena e disfarsi dei corpi in un secondo tempo.
L’amica Rosaria Lopez sarebbe stata annegata nella vasca da bagno al culmine delle torture e gli assassini cercarono di uccidere Donatella Colasanti strangolandola con una cintura e picchiandola selvaggiamente.
Andrea Ghira, Angelo Izzo e Gianni Guido andarono a cena in un ristorante con il proposito di disfarsi successivamente dei corpi delle ragazze, lasciati nel bagagliaio della Fiat 127 bianca intestata al padre di Guido.
Donatella Colasanti riuscì ad attirare l’attenzione di un metronotte che si trovava nella zona: sentiti i lamenti provenienti dal veicolo, l’uomo allertò i soccorsi aprendo una finestra sull’orrore che avrebbe segnato per sempre le cronache e un’intera epoca.
Durante il processo a carico dei tre assassini, di cui solo uno, Ghira, imputato in contumacia perché datosi alla fuga all’estero, fu assistita dall’avvocato Tina Lagostena Bassi e diverse associazioni femministe si costituirono parte civile.
Fu un momento spartiacque per orientare il percorso del sistema giustizia che, nel 1996, sull’onda lunga di quelle atrocità avrebbe riconosciuto lo stupro come reato contro la persona e non più contro la morale.